Mostre

Do we feel with our brain and think with our heart?

14.Oct.14
30.Nov.14

Personale

Quando

14.Oct.14 - 30.Nov.14

Venue

Via dei prefetti, 17
00186 Roma

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Magazzino eĢ€ lieta di annunciare la quarta mostra personale in galleria di Jan Fabre, tre anni dopo Tribute to Hieronimus Bosch in Congo nel 2011. Per questa occasione, Fabre presenteraĢ€ per la prima volta al pubblico italiano il film Do we feel with our brain and think with our heart?, frutto della collaborazione triennale con lo scienziato Giacomo Rizzolatti. Lā€™intera installazione, che si articola tra film, scultura e opere su carta eĢ€ unā€™affascinante esplorazione dei misteri del cervello umano.

In molti suoi lavori recenti Fabre ha indagato sul rapporto tra arte e scienza, e in particolare sulle recenti scoperte nel campo della neurologia, attraverso il dialogo con numerosi scienziati del settore. Do we feel with our brain and think with our heart? eĢ€ il dialogo con il neurobiologo Giacomo Rizzolatti, lā€™autore della fondamentale scoperta dei neuroni-specchio alla base della capacitaĢ€ di empatia tra le persone.

Fabre ha realizzato, rivolgendo il suo sguardo al marmo di Carrara, una serie di sculture in cui tra i lobi, le vene e le arterie del cervello, crea delle associazioni sorprendenti con oggetti, frutta e cibo utilizzati negli esperimenti di Rizzolatti. In un dialogo che eĢ€ profondo, sincero, a tratti anche surreale tra lā€™artista e lo scienziato, sono affrontate alcune tematiche cruciali della creazione artistica ā€“ vengono esplorati lā€™imitazione, lā€™empatia, lo stato emotivo e cognitivo. Fabre riformula poi questi argomenti nelle sculture e nei disegni (che molto spesso si rivolgono a riferimenti precisi della storia dellā€™arte) e che esplorano le possibilitaĢ€ poetiche (e la bellezza intrinseca) del cervello come luogo della creativitaĢ€ e del pensiero.

Come scrive Melania Rossi nel testo che accompagna la mostra, quello di Fabre eĢ€ ā€œun lavoro che eĢ€ quindi anche una sorta di speculazione filosofico-estetica nel senso piuĢ€ puro del termine. Del resto, la parola ā€œaestheticaā€ ha origine dalla parola greca Ī±į¼°ĢĻƒĪøĪ·ĻƒĪ¹Ļ‚, che significa ā€œsensazioneā€. E fincheĢ si parla di arte classica non vi sono dubbi, il cervello riconosce le auree proporzioni; ma come misurare la bellezza del caos, lā€™intelligenza nellā€™arte contemporanea? EĢ€ come una crittografia per la quale non esistono formule. La scienza non puoĢ€ certo liberare il contenuto dal suo commento e lā€™opera continua a sfuggirci continuamente, rimanendo ineffabile. La scelta giusta eĢ€ quindi accettare la circolaritaĢ€ tra comprensione e piacere, cercare di tenere unite sensazione, emozione e cognizione.ā€

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