Mostre

Dolmen, Sinfonia n.7

5.Mar.15
30.Apr.15

Personale

Quando

5.Mar.15 - 30.Apr.15

Venue

Via dei prefetti, 17
00186 Roma

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È con grande piacere che Magazzino presenta la seconda mostra personale di Jorge Peris in galleria. Intitolata Dolmen, Sinfonia nr.7, la mostra raccoglie il lavoro sviluppato dall’artista spagnolo negli ultimi quattro anni ed esposto, per la prima volta nella sua complessità, negli spazi di Magazzino.

L’isola di El Palmar, nel Parco Naturale de la Albufera nei pressi di Valencia, è un luogo antico, legato a tradizioni millenarie, la cui vita è scandita dal rapporto costante con l’acqua del mare che ne lambisce i bordi. Jorge Peris ha stabilito qui quattro anni fa il suo studio, scandendo il suo lavoro al ritmo e all’essenza del paesaggio, in un linguaggio delineato dalla sedimentazione, dalla stratificazione, e dall’azione del tempo.

Un Teatro della Natura, esteso e articolato, in cui Peris recupera i residui più diversi, incanalandoli nell’alveo dello studio, luogo esclusivo in cui si materializzano oggetti e creature, sottratti alla loro transitoria sospensione. Nel quadro di un sistema “privato” di ricostruzione della natura, Peris accosta pietre, scorie, ruderi di strutture architettoniche antiche e moderne, cercando e ristabilendo pesi ed equilibri, nella costruzione poetica dei suoi Dolmen,la cui leggerezza compensa la gravità dei materiali di origine. E ciò che la natura restituisce all’artista viene sviscerato, fuso in simbiosi e infine trasformato in oggetti dalla valenza magica, in un indefinito territorio tra un’inclinazione ludica e una suggestione incantata.

Come in altre esposizioni (ad esempio la mostra Micro, Aureo, Adela del 2010 al MACRO di Roma, oppure Tamaris tenuta al Castello di Montbéliard nel 2012) il sale è uno degli elementi centrali della mostra, a testimoniare, nella sua natura precaria, l’equilibrio sottile tra forma e informe, tra geometria pura e caos.

In una sorta di sistema cronologico espanso, risultato di una cronologia che si ferma e riparte, Peris traduce e immagina le traiettorie individuali di questi oggetti, dal loro riaffiorare da uno stato di sommersione e abbandono, al loro riapparire in una dimensione nuova, artistica.

L’artista controlla questo svolgimento, ne è arbitro, complice e spettatore, lasciando che il tempo e la materia agiscano, si sedimentino su queste forme.

Un processo che, paradossalmente, sembra non comprendere la morte, pure presente e suggerita in quasi tutte le opere esposte: nella mostra, si assiste piuttosto all’esaltazione di un ciclo vitale infinito, la descrizione di un passaggio di stato, il divenire di una nuova forma, incarnazione allo stesso tempo di tutte le precedenti.

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