Mostre

Landscapes (confini in disordine)

28.Sep.10
3.Nov.10

Collettiva

  • Antony McCall
  • Dmitry Gutov
  • Fernando Sanchez Castillo
  • Jan Mancuska
  • Jiri Kovanda
  • Paolo Parisi
  • Pavel Buchler
  • Roberto Ago
  • Sabina Grasso
  • Slater Bradley
  • Yuki Ichihashi
Quando

28.Sep.10 - 3.Nov.10

Venue

Via dei prefetti, 17
00186 Roma

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Magazzino inaugura martedì 28 settembre 2010 la nuova stagione espositiva con la mostra “Landscapes” / (confini in disordine) a cura di Lorenzo Bruni, negli spazi della galleria e contemporaneamente in un contesto inedito quale è la chiesa di San Filippino in via Giulia n.134. Landscapes / (confini in disordine) è la prima mostra di due mostre che Lorenzo Bruni curerà per Magazzino, attorno al concetto di paesaggio; la seconda si svolgerà a settembre 2011. Le due mostre saranno poi raccolte in una pubblicazione finale.

Roberto Ago, Slater Bradley, Pavel Buchler, Fernando Sánchez Castillo, Sabina Grasso,Dmitry Gutov, Yuki Ichihashi,Jiri Kovanda, Antony MacCall, Ján Mančuška e Paolo Parisi sono artisti internazionali di differenti generazioni e provenienze culturali che presentano opere accomunate dalla stessa riflessione attorno al concetto di paesaggio. A questo tema, che appare quasi banale in un presente dominato dallo scambio continuo di immagini e dove la sensazione che il lontano possa essere sempre a portata di mano, gli artisti rispondono con opere che mettono in evidenza lo spazio occupato in quel momento dallo spettatore o l’istante temporale in cui è stato realizzata quella particolare immagine del mondo. In questo caso la parola paesaggio in senso classico risulta negata e destrutturata poiché viene “rappresentato” il tempo dell’esperienza di quel particolare reale e non la sua immagine. Non si tratta di immagini da osservare passivamente, ma da praticare mentalmente o fisicamente. Infatti, il paesaggio per questi artisti non può esistere come concetto astratto ma solo come relazione rispetto al volto di chi lo guarda.

Il paesaggio, come notava George Simmel all’inizio del secolo appena terminato, è quell’immagine che è separata dallo spazio abitato in quel momento dal suo spettatore. Quando l’osservatore raggiunge quel luogo, esso cessa di essere orizzonte, confine o limite, per farsi spazio. Il novecento, come descrive Rosalind Krauss riflettendo sull’idea di scultura, è il secolo in cui l’arte si è evoluta rompendo di volta in volta le codificazioni con cui la società riconosceva quel dato prodotto come arte. Questo percorso però è soprattutto caratterizzato dalla ricerca di far coincidere lo spazio dell’opera con lo spazio reale occupato dallo spettatore, due dimensioni di spazio che solitamente nell’esperienza dell’osservatore sono intercambiabili (questo è evidente con la pittura figurativa), ma mai compresenti. Proprio l’esigenza di questa compresenza ha portato a sperimentare altre tecniche espressive (l’astrazione geometrica prima, le performance e le installazioni poi). Le opere in mostra indagano, anche se in modi differenti, il rapporto e la contraddizione che esiste tra come viene osservato un luogo, come viene percepito e come viene praticato e percorso, e infine raccontato; introducendo così l’idea di una costruzione costante del paesaggio, in quanto identità collettiva, e sua possibile progettazione.

I quadri di Pavel Buchler appaiono come puzzles astratti ottenuti ripulendo e capovolgendo quadri di paesaggio salvati dalle bancarelle di robivecchi. Il pannello a due colori di Roberto Ago dà vita ad un’immagine concreta della natura con la frase immagina se.. con cui inizia il racconto stampatovi sopra. La pittura di Fernando Sánchez Castillo, che apparentemente rientra in un filone paesaggistico fine-ottocento o in altri casi astrattista anni ‘40, è usata per soggetti come scene della guerra civile spagnola o manifestazioni del sessantotto, proprio per riflettere sui codici comuni con cui riconosciamo dignità a episodi della memoria collettiva. Lachea di Paolo Parisi è una scultura che da riflessione sulla stratificazione della pittura diviene sistema di sedute stimolando il dialogo tra le persone che sostano in quel luogo che attraversano. Ján Mančuška con l’opera Guided by the wallsrealizza un’installazione in cui frasi in metallo segnano lo spazio di una stanza mettendo a confronto l’esperienza fisica (il camminare seguendo l’andamento della lettura) con quella emotiva (evocata dal testo) di trovarsi in quel dato luogo. L’installazione A dog di Dmitry Gutov è un omaggio all’istinto dell’uomo, di scoprire nuovi territori per appropriarsene e farli suoi, evocandolo con il gesto semplice e giornaliero del cane che segna il suo territorio. L’opera Senza titolo di Jiri Kovanda definisce un orizzonte perfetto all’interno della stanza utilizzando dei cucchiai di plastica, evocando i codici del minimalismo ma ribaltandoli, per creare un evento ovvero il far gocciolare lentamente sul pavimento la vodka che si trova al loro interno. Questi sono solo alcune delle opere e degli artisti che definiscono il progetto“Landscapes” / (confini in disordine). Le immagini del mondo e gli interventi nello spazio della galleria e della chiesa riflettono sul concetto attuale di paesaggio, mettendolo in relazione immediatamente con la possibilità di mapparlo, inventarlo e discuterne con “l’altro diverso da sé”. Questi metodi di orientamento si distaccano fortemente dalle possibilità fornite oggi dalle tecnologie dei gps e dei sistemi satellitari per muoversi nel reale poiché prediligono, ad una dimensione distaccata e oggettiva, un’esperienza personale, e quindi condivisibile, di un dato contesto spazio/tempo.

Exhibition views

Artworks