Atlante Occidentale, Daniele Del Giudice, Einaudi Tascabili, 1998, p.78
29.nov.17
31.gen.18

Magazzino eĢ lieta di annunciare la quinta mostra personale di Massimo Bartolini negli spazi della galleria, che segue quelle del 2002, 2004, 2009 e 2014 ed eĢ incentrata su opere di nuova produzione che lāartista ha realizzato per questāoccasione.
La mostra, intitolata Atlante Occidentale, Daniele Del Giudice, Einaudi Tascabili, 1998, pag.78, parte volutamente dalla formula tipica della nota a margine, un dispositivo di confronto, di rimando ad un āluogoā altro. Questo rimando eĢ di per seĢ un contenitore, percheĢ lāAtlante Occidentale nella mostra giaĢ cāeĢ: le opere che la compongono recano simboli e segni tipicamente occidentali, tutti peroĢ messi in imbarazzo da una presenza/assenza che ne contraddice le forme e ne amplia il significato.
Questo elemento presente/assente, tra il fisico e il metaforico, eĢ il Bodhisattva, figura del Buddhismo che rinuncia alla divinitaĢ per rimanere a insegnare agli uomini la via verso la divinitaĢ alla quale lui per primo ha rinunciato. Come Bartolini scrive, una condizione Ā«che sembra una contraddizione piuĢ che un sacrificio; un volontario gesto dāincompiutezza, una sorta di lacuna necessaria ad allontanare dalla totale, e per questo muta, partecipazioneĀ». Il Bodhisattva eĢ un maestro, anche itinerante, che condivide alcune caratteristiche con unāaltra figura: lo stilita. Lo stilita, tramite una pratica ferrea dāimmobilitaĢ fisica, diventa punto architettonico. Bartolini allude a un confronto tra due insegnamenti, lāuno legato a un invisibile da assumere con lāesperienza della fede, e lāaltro raggiunto tramite lāesercizio della logica e del criterio: unāallusione che diventa confronto, in cui il primo si eclissa talvolta nel secondo.
Tornando al titolo della mostra e seguendone le coordinate, troviamo il passaggio in questione nel libro di Daniele Del Giudice: āNon aver bisogno di raccontare eĢ lāunica cosa che incrina la felicitaĢ del vedere oltre la formaā. Bartolini stesso spiega: Ā«Il Bodhisattva si ferma alla forma poicheĢ la sua funzione eĢ di raccontare ad altri cioĢ che da vicino puoĢ intuire dellāoltre la forma. Ammetto una parafrasi pericolosa tra āoltre la formaā e āilluminazioneā, ma questi due stati condividono, credo, molte caratteristiche della pratica necessaria a realizzarli: armonia, completezza, infinitezzaĀ».
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